In Nepal i Servi poveri di Gesù maestro sono l’unica congregazione religiosa del Paese, fondata da fratel Zeno Rakesh. Il numero di giugno-luglio di Mondo e Missione ha dedicato un articolo a quella che ha definito “una minuscola comunità religiosa, forse addirittura la più piccola al mondo”, che Cam To Me ha contribuito a sostenere in quest’anno 2012
I Servi Poveri di Gesù Maestro sono una minuscola comunità religiosa, forse addirittura la più piccola al mondo: al momento conta due professi e un postulante. Tuttavia può vantare il fatto di essere la prima fondata in Nepal. E di testimoniare, pur in modo discreto, la vivacità di una Chiesa «piccolo gregge».
Ad aggiungere motivi di interesse a questa realtà c’è il fatto che i suoi membri emettono quattro voti: accanto ai tre “classici” (obbedienza, povertà, castità) c’è il “servizio libero e gratuito verso i bisognosi”. Non a caso la comunità ha come patroni san Francesco di Assisi e la beata Teresa di Calcutta, benché i suoi membri non appartengano a nessuna fraternità francescana o delle Missionarie della Carità.
La storia dei Poor Servant Brothers prende il via 10 anni fa e ha per protagonista un giovane indiano di origini nepalesi, fratel Zeno Rakesh. L’8 settembre 2002 fratel Zeno – che a 21 anni aveva emesso i voti privati in presenza di un sacerdote salesiano in casa sua a Shillong (India) – raggiunge Kathmandu, la capitale del Nepal. La sua intenzione è quella di vivere una vita di eremitaggio proclamando Gesù. Il 10 settembre sottomette i suoi voti al Prefetto apostolico, mons. Anthony F. Sharma, che li accetta. In un primo tempo il giovane si stabilisce presso una famiglia e incomincia a lavorare con leMissionarie della Carità; l’anno successivo trasloca alla missione gesuita di Baniyatar, dove aiuta i sacerdoti nella cura di circa novanta bambini poveri in carico alla parrocchia. Ma in quei mesi – dopo intensa preghiera, contemplazione e discernimento – Zeno matura un sogno: realizzare una nuova Comunità.
Di lì a qualche mese, nel marzo 2004, fratel Zeno Rakesh, con tre orfani incomincia a vivere in una casa in affitto cui dà il nome di Alleluia House. Piano piano alcuni si fanno avanti, incuriositi, per conoscere e condividere la vita della Comunità. Nel frattempo viene stesa la Regola della comunità, sotto la guida di padre Pius Perumana, direttore spirituale fin dagli inizi dell’opera. Due anni dopo, l’8 ottobre 2006, la Comunità riceve il decreto di approvazione dal vescovo Sharma e diventa così la prima comunità indigena mai fondata nel Paese.
Come detto, uno dei segni distintivi di questa comunità è il servizio libero e gratuito verso i bisognosi. «Una scelta fatta in risposta all’esplicito comando di Cristo di lavare i piedi gli uni agli altri, secondo il suo stesso esempio, e di lavare i suoi stessi piedi nei poveri e nei bisognosi – spiega fratel Zeno -. Il nostro carisma è quello di essere gioiosi e liberamente disponibili dove c’è bisogno, facendo piccole azioni con grande amore».
Leggi l’articolo intero, per gentile concessione di Mondo e Missione, giugno-luglio 2012, pag.28-30.